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“… Questo senso di sconfitta è pretesto per Lanaro per condurre un’operazione ludica ed antiretorica, proprio a partire dalle bandiere, che smettono di essere vessillo per diventare pezzi di stoffa da tagliare e ricucire ricombinando i colori, allo stesso modo in cui farebbe un sarto creativo che volesse infrangere gli schemi della composizione. L’effetto è di particolare interesse: pur essendo riconoscibili porzioni di bandiere originali italiane ed austriache, ne escono infatti curiose geometriche cromatiche, una sorta di pittura di stampo aniconico realizzata con le matrici visive – e a maggior ragione ideologiche – delle bandiere nazionali, non più ammorbate dall’essere dispositivo simbolico di rappresentazione”.

Daniele Capra, tratto dal catalogo “Un’aquila non ha bandiere”