Beat

WORKS

[…] Nella serie di opere chiamate “Beat” abbiamo a che fare con una genia di teatrini. Sono scatole con un disegno di sfondo e degli specchi sui 4 lati della cornice/contenitore che ovviamente fanno quello che di solito fanno gli specchi: riflettono. Ne nasce una finta profondità, una prospettiva virtuale, Lanaro non cerca effetti ottici particolari, fa diventare i suoi personaggi degli attori di uno spettacolo da camera. Fontana o Baruchello ci hanno deliziato con lavori di piccola scenografia, ma già Rembrandt con una Sacra Famiglia del 1646 conservata a Kassel, aveva montato la scena su di un palcoscenico, con tanto di tenda/sipario sul davanti in modo che il pubblico non equivocasse. Perché “rappresentare” vuol dire mentire, fingere che sia vero quello che non è. […] Valerio Deho, tratto dal catalogo Beat

Federico Lanaro Beat, 2024